Lunedì scorso, 13 febbraio, è venuto a mancare il prof. Mario Vincenzo Russo, già ordinario di Chimica Analitica all’Università Del Molise.

Il prof. Russo, Mario per tutti, era l’ultimo degli allievi del prof. Liberti e di quella scuola romana di cromatografia che tanto ha dato, e continua a dare, alla comunità scientifica.

Ha trascorso tutta la sua vita nell’accademia, ha conosciuto tutte le sfaccettature e le bellezze dell’attività di ricerca che ha sempre svolto con passione e trasporto, anche dopo essere andato in pensione. Prima funzionario tecnico presso la 1^ cattedra di chimica analitica alla Sapienza, poi ricercatore presso lo stesso ateneo, quindi professore associato e poi ordinario all’università del Molise, dove ha trascorso vent’anni costruendo, dal nulla, un laboratorio che adesso si distingue a livello internazionale. Andato in pensione a fine 2017, ha continuato ad essere attivo e a dare aiuti e suggerimenti nella veste che più amava, quella di Maestro che segue il suo allievo. E il ruolo era talmente importante per lui che, benché in pensione già da diverso tempo, lo scorso anno mi aveva voluto come Guest Editor in un numero speciale della rivista Separations su un argomento su cui ha speso tutta la sua attività di ricerca, la microestrazione nella preparazione del campione.
All’intensa attività di ricerca ha sempre accompagnato l’insegnamento alle nuove leve universitarie: sul suo manuale Chimica Analitica hanno studiato migliaia di studenti, a distanza di anni continua ad essere profondamente innovativo ma al contempo estremamente rigoroso, come era lui.

Poliedrico, curioso, amante dell’arte (era orgoglioso della sua collezione di bassorilievi), dall’apparenza burbero e scontroso ma con un grande cuore, sempre pronto ad aiutare dove c’era bisogno, nei suoi lavori ha sempre cercato di collegare il rigoroso studio teorico del fenomeno scientifico ad una sua applicazione nel campo reale, qualunque esso fosse, sia ambientale, sia alimentare e, ultimo nel tempo, anche riguardo la conservazione dei beni culturali. Il suo impegno, testimoniato da più di 100 lavori su tematiche fondamentalmente legate alla gas cromatografia, ha lasciato un patrimonio di conoscenze che i suoi allievi “utilizzano” quotidianamente nella risoluzione di problemi.

Mi sia permesso, infine, un ricordo personale, molto dolce, riferito ad uno degli ultimi congressi internazionali al quale abbiamo partecipato, a Mykonos, insieme a un altro esponente di quella scuola romana, anch’esso purtroppo recentemente scomparso, “Tonino” Di Corcia. In quella occasione, invece della cena sociale, che generalmente evitavamo per chiacchierare in libertà, cenammo sulla spiaggia in un tipico locale dell’isola: fu una serata bellissima, gustammo buoni piatti della cucina greca, anche lui che non poteva mangiare ma amava il cibo mediterraneo, ascoltai “gustosi” aneddoti, da loro che ne sapevano tanti, sulle vicende che hanno caratterizzato i ruggenti anni ’70 e ’80, riguardanti quel gruppo di lavoro che aveva rivoluzionato il panorama scientifico e “che il mondo fece tremar”, parafrasando un’altra sua passione, il calcio e il suo Milan.

Un abbraccio alla cara Maria Rita da tutta la comunità scientifica della Divisione.

E, semplicemente … un abbraccio, caro Prof.

Prof. Pasquale Avino – Università degli Studi del Molise

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